La vera ricchezza secondo gli scritti di Padre Monti

 

“Che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?”; è la domanda che il notabile fa a Gesù in un famoso brano del vangelo di Luca (Luca 18, 18-25). Certamente il notabile si aspettava da Gesù un’opinione nuova sulla questione, invece Gesù lo rinvia ai comandamenti della legge, i quali sono a favore del rispetto del prossimo: “non commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non testimoniare il falso, onora tuo padre e tua madre”. Il notabile si dichiara un giusto perché osserva questi comandamenti fin dalla giovinezza. Ma il Signore gli dice che per la vita eterna gli manca qualcosa: staccarsi dalla sua ricchezza e seguirlo. Questo distacco consiste nel vendere tutto quello che ha e distribuirlo a poveri, poi seguire Gesù, con la promessa di avere un tesoro nei cieli. San Luca ci dice che il notabile rimase triste perché era molto ricco.

La tristezza che provò il notabile, ossia l’atteggiamento dell’uomo ricco, ci fa capire che “si può essere ricco e giusto; basta guadagnare onestamente rispettando i comandamenti, le leggi, ecc. Ma sembra difficile essere ricco e discepolo alla sequela di Cristo” (Maggioni, Il racconto di Luca, 318). Proprio perché l’attaccamento alla ricchezza materiale può avere come pericolo la mancanza di tempo e di libertà per seguire Gesù. Non lascia spazio di tempo per la sequela di Cristo. Eppure tutta la vita di Padre Monti e la sua esperienza religiosa ci dimostra che si può essere ricco e giusto e nello stesso tempo ricco e discepolo. Si tratta di una ricchezza assoluta che ci lascia spazio di tempo e di libertà per seguire Cristo: è la PREGHIERA.

San Luca nel brano del vangelo citato sopra racconta che la molta ricchezza materiale del notabile gli impedisce di cercare ciò che gli manca per seguire Gesù. Il Beato Luigi Monti nella sua lettera circolare del 18 novembre 1898 ci rivela che la preghiera è una ricchezza assoluta perché essa ci spinge a cercare ciò che ci manca: “la preghiera è un tesoro inestimabile, scrive il Beato Luigi Monti; per essa noi veniamo alla perfetta conoscenza di noi stessi; da essa illuminati scorgiamo la via che sicuramente ci conduce al nostro ultimo fine; finalmente per mezzo di essa noi costringiamo, (quasi per dire), Dio stesso a far discendere sopra di noi i suoi favori”.

Queste sono parole sante che ci ha lasciato il beato Luigi Monti; sono una regola di vita da osservare da parte di ogni cristiano, da mettere in primo piano. Esse parlano di lui, testimoniano di lui come uomo di preghiera. Le testimonianze su di lui raccontano che abbinava la preghiera con il lavoro: nell’officina, come raccomandava San Benedetto.

Nella stessa lettera del 18 novembre 1898, il beato Luigi Monti scrisse: “se noi diamo un breve sguardo alla nostra vita passata: difficoltà superate, grazie ricevute, favori a gran copia ottenuti, tutto dobbiamo alla preghiera”.

Queste parole valgono per tutti i cristiani. Intanto attestano che come tanti altri santi, anche il Beato Monti ha incontrato difficoltà, peripezie, contrasti, momenti di dubbio, di rabbia, di fatica, di aridità spirituale, ma faceva sempre ricorso alla preghiera, che considerava come un’arma invincibile contro satana. Con queste Parole il Beato Luigi Monti invita ciascuno di noi a fermarsi, “a guardare il proprio volto allo specchio, fissando lo sguardo sulla legge perfetta, la legge della liberta” come leggiamo nella lettera di Giacomo (1,19-27). In qualche modo è un invito alla pratica dell’esame di coscienza alla fine della giornata, meditare come è stata la giornata appena trascorsa, quante grazie e benefici ricevuti. Perché, diceva il nostro Beato: “il giorno non bisogna mai lasciarlo passare senza alla sera fare un poco di meditazione. Perché un momento di ritiro, alla sera, fa molto bene allo spirito”.

Spesso la nostra vita di preghiera vien meno a causa della stanchezza, dello scoraggiamento, della disaffezione alle pratiche e per aridità; questo fa sì che non ci sia più con Gesù un contatto vero, cordiale e personale; di conseguenza, ci si annoia, tutto diventa intollerabile, soprattutto le pratiche della fede. A questo punto è necessaria la pratica della meditazione. “Senza la meditazione, scrive il Papa Pio XI, le pratiche più devote, i riti più solenni del santo ministero saranno eseguiti meccanicamente, solo per abitudine. Mancherà lo spirito, l’azione, la vita”.

All’avvicinarsi della festa del beato Luigi Monti, chiediamo la sua intercessione affinché la nostra vita trovi la sua spiegazione nella preghiera. Come lui, diventiamo uomini e donne di preghiera: semplice, fiduciosa, discreta.

Fratel Pierre Sampula, cfic.