La seconda parola scelta come chiave di lettura e pista di riflessione dell’evento capitolare è: FRATERNITA’.

E’ forse fin troppo banale evidenziare che la seconda parola si trova tra la prima (Fondatore) e la terza (Formazione), ma forse non è banale o scontato sottolineare la connessione logica tra queste parole… e a quanto ad esse è sotteso. Si sottolinea, in questo modo, il procedere della fraternità da una paternità (Fondatore) e il conseguente necessario cammino discepolare (Formazione) per poter collaborare a costruire quella armonia duratura e quella comunione d’intenti che non è scontata neanche tra i consanguinei stretti.

La fraternità, infatti, è un impegno, un compito, e non semplicemente un dato. Ricorda P. Ronchi che “il fatto che la Bibbia ponga all’origine della storia umana il fratricidio, l’assassinio di Abele, dice che la fratellanza non è un dato della natura ma un progetto etico, non è una emozione ma una decisione”.

Lo stesso Gesù, proprio nelle sue “sessioni di formazione” ai suoi discepoli, aveva avvertito sulla necessità della testimonianza di uno stile di vita fraterno, amichevole, distante dalle logiche mondane del “prima tocca a me!” che avevano dimora anche presso la truppa scelta dei Dodici. Addirittura, il Maestro indicherà proprio nell’amore fraterno la via principe per rendere Lui, il Signore crocefisso e risorto, presente in mezzo alla comunità dei suoi discepoli.

La fraternità, allora, non si presenta come un optional per i più bravi, i più accessoriati, ma come standard, atteggiamento minimo, di base, per chi voglia davvero essere discepolo del Maestro, e a maggior ragione per chi si impegna in una via che comporta quotidianamente la condivisione di quello che si è e di quello che si fa, come avviene – ad esempio –  nella Comunità religiosa.

Infatti “La vita in comune – recitano le Costituzioni – è ordinata a realizzare una convivenza fraterna animata dallo spirito di carità e di unione che Cristo ha lasciato ai suoi discepoli. La Comunità perseveri nell’orazione e nell’unità di spirito sull’esempio della Chiesa primitiva, in cui la moltitudine dei credenti era un cuore solo e un’anima sola”. (art. 134)

E se anche tra i prescelti dal Maestro per eccellenza c’era chi talvolta cedeva alla tentazione di vivere secondo altre logiche, allora vale la pena ricordare che “L’unione e la carità fraterna sono dono dello Spirito Santo, sarà quindi dovere della Comunità chiederlo a Dio, poiché solo la pratica della carità rende possibile e fruttuosa la vita comunitaria. I Fratelli manifestino il loro amore fraterno con mutua comprensione, spirito di servizio, ricerca dell’unione e della pace”. (art. 135)

Si capisce che non si tratta di un tema da sbrigare in poche righe, e del resto questa non era nostra intenzione. Del resto, il Capitolo tratterà il tema con la consapevolezza che si tratta di un argomento maggiore, per non dire cruciale, dal momento che riguarda il modo di essere consacrati oggi nel mondo, testimoni di una logica e di un amore che non deve preoccuparsi di una vetrina esterna, ma di essere trasmettitori per “contagio”. Perché, occorre dirlo, la nostra vita o è fraterna, e allora dice e trasmette, o non è. E trasmette altro.

Proprio il riferimento al Fondatore P. Luigi Monti ha fatto da guida alle riflessioni dei delegati della Provincia Italiana al Capitolo, quando hanno richiamato un passaggio importante delle nostre Norme (art. 9) che descrivono la nostra fisionomia di religiosi Figli dell’Immacolata Concezione: “Riteniamo sane tradizioni della Congregazione, da vivere e da tramandare: la devozione mariana e le sue espressioni; lo spirito di famiglia e di accoglienza; la parità di diritti-doveri tra Fratelli laici e Fratelli sacerdoti; la pari dignità di tutte le attività apostoliche che esprimono il carisma; la fraternità di rapporti con i Fratelli costituiti in autorità, espressa nella fattiva collaborazione, nella comprensione e nel rispetto; la competenza e l’umiltà nel servizio caritativo; la dedizione al lavoro anche manuale; la collaborazione con i laici”.

Sono dei punti fermi, come dei pilastri di un edificio, una sorta di codice identitario che, per volontà del Fondatore e dei Fratelli che hanno condiviso con lui la gioiosa avventura della consacrazione, descrive le caratteristiche che deve avere lo stile di vita di chi vuole far parte della famiglia religiosa dei Figli dell’Immacolata Concezione.

Ponendo all’ordine del giorno il tema in questione, il Capitolo generale intende impegnarsi a declinare tutto questo anzitutto tra i suoi componenti, e a fare scelte conseguenti, cioè a prendere decisioni che aiutino e accrescano concretamente la fraternità tra tutti i membri della Famiglia. Non è una cosa semplice, che richiede – come ricordato sopra – insieme al nostro impegno, la grazia dello Spirito.

Lo invochiamo, abbondante, su tutti noi e per tutti noi… con un grazie a quanti si uniscono – anche a distanza – alla nostra preghiera:

Vieni, Santo Spirito,
manda a noi dal cielo
un raggio della tua luce.

Vieni, padre dei poveri,
vieni; datore dei doni,
vieni, luce dei cuori.

Consolatore perfetto,
ospite dolce dell’anima,
dolcissimo sollievo.

Nella fatica, riposo,
nella calura, riparo,
nel pianto, conforto.

O luce beatissima,
invadi nell’intimo
il cuore dei tuoi fedeli.

Senza la tua forza,
nulla è nell’uomo,
nulla senza colpa.

Lava ciò che è sordido,
bagna ciò che è arido,
sana ciò che sanguina.

Piega ciò che è rigido,
scalda ciò che è gelido,
raddrizza ciò ch’è sviato.

Dona ai tuoi fedeli
che solo in te confidano
i tuoi santi doni.

Dona virtù e premio,
dona morte santa,
dona gioia eterna.

Amen.

Le parole del Capitolo: Fraternità
Date

26 Giugno 2022

Client

Congregazione dei Figli dell'Immacolata Concezione

Category

capitolo Generale 2022

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