S. Matteo, apostolo ed evangelista e il Beato Luigi M. Monti: due espressioni di un’unica vocazione
Riflessione in preparazione alla festa liturgica del Beato Luigi M. Monti – Festa di S. Matteo apostolo ed evangelista
Matteo era un esattore delle tasse e pubblicano, categoria i cui membri erano considerati come imbroglioni, ladri e sfruttatori della gente. Insomma, non aveva buona fama ed era qualcuno da evitare. Invece Gesù non lo evitò, passò vicino a lui, lo vide, si fermò e lo chiamò invitandolo a seguirlo. E il vangelo ci dice che Matteo si alzò e lo seguì (Matteo 9, 9-17). Questo atteggiamento di Gesù che non passò oltre fa capire che per lui nessuno è estraneo alla sua chiamata, anche quello con una cattiva fama come Matteo. Quello che conta è accogliere l’invito di Gesù e seguirlo come fece Matteo.
Il Beato Luigi Monti figlio di contadini, era un povero giovane falegname, diventato orfano a 11 anni, che dovette lavorare tanto per venir in aiuto alla sua famiglia. Non era da evitare. Tramite il Padre Angelo Taglioretti, sentì la chiamata di Gesù e decise di trasformare la sua vita. Sentì anche lui la chiamata del Signore, la voglia di farsi Santo.
Siamo davanti a due personaggi che non hanno vissuto nello stesso tempo, né hanno avuto lo stesso stile di vita, ma hanno ricevuto la stessa chiamata da un unico Maestro. Quello che è interessante è ciò che è successo nella loro vita dopo la loro chiamata.
Nel Vangelo di oggi (Mt 9,9-17) si legge che San Matteo è stato toccato nel cuore e ha cambiato vita. Egli invitò i suoi amici pubblicani, gente malfamata come lui, e i peccatori a pranzare insieme a Gesù. E tutti si radunarono attorno a Gesù per gioire. Per i farisei questa azione di Gesù era uno scandalo, proprio perché loro pretendevano che l’amore di Dio fosse solo per i giusti e che il Salvatore fosse venuto solo per radunare i giusti. Ma Gesù chiarisce spiegando che la sua missione non era radunare i giusti ma trasformare i peccatori in Santi.
Dalle testimonianze rese a Padre Monti e dai suoi scritti si legge che il Beato radunò attorno a sé giovani per iniziare un cammino di santità, e dopo tante vicende fondò una congregazione di religiosi che dedicavano e dedicano il loro tempo al servizio dei malati, alla cura degli infermi, all’accoglienza degli orfani e all’educazione dei giovani.
Quindi la nostra vocazione è per guadagnare anime per Dio: “spero che ognuno avrà premura della propria salvezza e santificazione e col buon esempio procurerà anime a Dio…”, così scriveva il Beato L. Monti.
Nella sua lettera agli Efesini (Ef 4,1-7.11-13), San Paola dice che “A ciascuno di noi è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo. Ed Egli ha dato ad alcuni di essere apostoli, ad altri di essere profeta, ad altri ancora di essere evangelisti, ad altri di essere pastori e maestri, per preparare i fratelli a compiere il ministero, allo scopo di edificare il corpo di Cristo…”
San Matteo e il Beato Luigi Monti, ciascuno con la grazia che gli è stata data secondo la misura del dono di Cristo, hanno cercato di guadagnare anime per Dio dopo aver accolto la chiamata di Dio. San Matteo, da peccatore che era, è diventato un esempio della sequela di Cristo e a lui è data la grazia di essere apostolo del vangelo. Il beato Luigi Monti, da orfano e povero che era, è diventato modello della perseveranza nelle difficoltà, nei contrasti, modello della preghiera, padre degli orfani. A lui è data la grazia di essere apostolo della carità. E noi, di che cosa saremo (siamo) modelli?
A un giorno dalla festa liturgica del nostro Beato, ciascuno si metta in mezzo a queste due figure (S. Matteo e Beato L Monti) e pensi alla sua vocazione; cos’è avvenuto dopo la chiamata ricevuta dal Signore? Ognuno si chieda: con l’esempio di vita ho guadagnato anime per il Signore oppure ne ho perse o ne ho fatte allontanare? Intanto chiediamo a Gesù e alla Madonna di aiutarci a conformarci alla vocazione cristiana.
Non sappiamo ciò che ha visto S. Matteo, ossia ciò che ha provato nello sguardo di Gesù. Nello stesso tempo non sappiamo l’effetto che hanno fatto le parole del Padre Taglioretti nella vita del giovane Luigi Monti. Sappiamo solo che tutti e due hanno deciso di accogliere Gesù, seguirlo e trasformare la loro vita guardando in cielo. Nel libro “L’Imitazione di Cristo”, Thomas da Kempis scrive: “Che se, al momento, sembra che tu soccomba e che tu sia coperto di vergogna immeritata, non devi per questo, sdegnarti; né devi fare che sia più piccolo il tuo premio, per difetto di pazienza. Guarda, invece, a me, in cielo: a me, cui è dato di strappare l’uomo da ogni umiliazione e da ogni ingiustizia, rendendo a ciascuno secondo le sue opere” (cf. Imitazione di Cristo, Cap. XXVI, 2). S. Matteo ha visto nello sguardo di Gesù una luce che lo avrebbe potuto strappare dalla sua brutta fama e trasformarlo in apostolo. Il Beato Luigi, coperto di vergogna immeritata nell’ospedale di S. Spirito, oltre a tante altre umiliazioni ed ingiustizie subite, non si era sdegnato, come suggerisce Thomas da Kempis, non ha fatto sì che diventasse piccolo il premio che veniva da Dio, ha semplicemente guardato in cielo verso colui che strappa dall’umiliazione e conduce alla gloria.
Gesù non guarda come noi gli uomini; guarda sempre oltre, guarda ciò che gli uomini non vedono. Per l’intercessione del Beato Luigi Monti chiediamo la grazia di ripensare alla nostra vocazione.
Fratel Pierre Sampula, cfic.